Contesto di intervento

Il progetto “Supporto per lo sviluppo dei Centri della Famiglia e il coordinamento di interventi in materia di servizi di protezione ed inclusione sociale per nuclei familiari multiproblematici e/o persone particolarmente svantaggiate” è attuato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale  “Inclusione” FSE 2014-2020 – obiettivo specifico 9.1 “Riduzione della povertà, dell’esclusione sociale e promozione dell’innovazione sociale”.

All’interno della Strategia Europea EU 2020 che, al fine di promuovere una visione “sociale” del modello europeo, ha inserito tra i suoi obiettivi anche la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, il Programma Operativo Nazionale “Inclusione” intende sostenere la definizione di modelli di intervento comuni in materia di contrasto alla povertà e promuovere, attraverso azioni di sistema e progetti pilota, modelli innovativi di intervento sociale e di integrazione delle comunità e delle persone a rischio di emarginazione. In particolare, l’Asse 3 “Sistemi e modelli di intervento sociale”, si sviluppa in chiave di azioni di sistema volte a supportare le amministrazioni responsabili ai diversi livelli di governo della attuazione di misure sociali e di integrazione delle comunità e delle persone a rischio di emarginazione attraverso la definizione di modelli innovativi di intervento sociale e promuovere, attraverso azioni di sistema e progetti pilota, la diffusione e scambio di best practices relative ai servizi per la famiglia e la sperimentazione di metodologie e strumenti innovativi per supportare le amministrazioni responsabili ai diversi livelli di governo della attuazione di misure sociali e di integrazione della comunità e delle persone a rischio di emarginazione.
Coerentemente con gli indirizzi comunitari, anche l’Accordo di Partenariato, appurata la significativa eterogeneità nella diffusione dei servizi sul territorio nazionale e l’elevata sperequazione della spesa sociale, ha inteso orientare il sostegno dei fondi strutturali, attraverso azioni di sistema e progetti pilota, alla definizione da una parte di modelli di intervento comuni e dall’altra di modelli innovativi e partecipativi di intervento sociale, di integrazione delle comunità e delle persone a rischio di emarginazione.

In quest’ottica, nell’ambito dell’Obiettivo tematico 9, l’Accordo promuove interventi che conferiscono un ruolo fondamentale alle Amministrazioni centrali e promuovono la costruzione di meccanismi di confronto nazionale al fine di assicurare un coordinamento tra i responsabili regionali e locali della programmazione sociale. Tra le direzioni individuate nell’ambito dell’Obiettivo Tematico 9, occorre segnalare l’importanza di realizzare, nell’ambito della programmazione regionale, servizi sociali innovativi e interventi di presa in carico multidisciplinare a sostegno dei soggetti particolarmente svantaggiati e dei nuclei familiari multiproblematici.
L’attenzione che il PON Inclusione ripone nei confronti dei nuclei familiari multiproblematici va in parallelo con l’attenzione al rafforzamento della capacità operativa dei servizi sociali sottolineando l’importanza di procedere, con riferimento ai servizi rivolti alle famiglie multiproblematiche, “ad una standardizzazione e diffusione delle migliori esperienze, costituite anche da progetti pilota, rivolti ai nuclei familiari multiproblematici, con la definizione di modelli e strumenti in grado di facilitare l’accesso ai servizi socio-educativi e socio-assistenziali, ovvero alla messa in rete dei centri territoriali per la famiglia” (di seguito Centri per la Famiglia). Parallelamente, l’attenzione allo sviluppo e alla messa in rete dei Centri per la Famiglia trova anche fondamento:
– nel “Piano Nazionale della Famiglia”, primo quadro organico di settore a livello italiano e linea guida dell’azione operativa del DiPoFam, che intende orientare politiche e azioni di natura sussidiaria e di empowerment per la famiglia, coinvolgendo le reti e le associazioni nella progettazione, gestione e verifica dei diversi interventi, superando la logica tradizionale di servizi pubblici assistenziali e sostituivi;
– nel Capo IV del decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147 – Disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà, che ha istituito, quale organismo di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali di cui alla legge n. 328 del 2000 la Rete della protezione e dell’inclusione sociale con il fine ultimo di favorire una maggiore omogeneità territoriale nell’erogazione delle prestazioni e di definire linee guida per gli interventi e per il rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia dei servizi sociali.;
– nell’analisi dei fabbisogni e degli orientamenti delle politiche comunitarie con riferimento alla visione “sociale” del modello europeo che inserisce tra gli obiettivi della strategia del Consiglio Europeo la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Tale obiettivo rappresenta un’importante novità nell’attenzione politica posta al più alto livello dell’Unione, aspetto confermato dalla destinazione obbligatoria nel Regolamento del Fondo Sociale di una quota pari al 20% dell’ammontare delle risorse destinate alle politiche di inclusione sociale;
– nella strategia del Governo di sostenere attraverso il Programma nazionale “Inclusione” la definizione di modelli innovativi di intervento sociale e promuovere, attraverso azioni di sistema e progetti pilota, la diffusione e scambio di best practices relative ai servizi per la famiglia e la sperimentazione di metodologie e strumenti innovativi per supportare le amministrazioni responsabili ai diversi livelli di governo della attuazione di misure sociali e di integrazione della comunità e delle persone a rischio di emarginazione.