Già dai primi anni 2000, il diffondersi delle possibilità di accesso a Internet ai più giovani ha comportato la forte diminuzione del tempo passato all’aria aperta per giochi, attività educative o sportive: attività che, purtroppo, già risultavano assai poco accessibili a quei bambini e ragazzi affetti da diverse disabilità.
Queste giovani persone, già in difficoltà, è molto probabile che abbiano forzatamente sopperito a questa privazione, spendendo molto più tempo nei giochi virtuali che venivano sempre più diffusi e resi disponibili in rete, creando sia le premesse per fare ancor meno attività motoria, sia quelle per causare, indirettamente, una maggiore suscettibilità ad altre forme di disagio psico-fisico, soprattutto per quelle patologie non trasmissibili quali, ad esempio, l’obesità o il diabete o la dipendenza da stimoli offerti dai media audiovisivi.
Tra i primi soggetti che hanno cercato di contrastare questa carenza di movimento all’aperto, a contatto con la natura, vanno considerate anche quelle organizzazioni dedicate specificamente alle attività di educazione ambientale che, per le loro caratteristiche e per la loro efficacia, sono svolte principalmente outdoor.
Ed è proprio in questo particolare settore dell’educazione, tanto importante, quanto pedagogicamente informale, che si ritrova una di queste testimonianze: forse non l’unica, ma sicuramente una delle prime e più note, in quanto progettata e diffusa dalla National Wildlife Federation – NWF, una Associazione ambientalista americana, che nei primi anni 2000 contava negli USA più di cinque milioni di soci.
La testimonianza è “Access Nature”: un manuale pubblicato con questo nome dalla NWF e premiato dal Dipartimento statale della pubblica istruzione, che conteneva le indicazioni per svolgere ben 48 diverse attività didattiche – fondamentali, dal punto di vista ecologico e dell’educazione alla sostenibilità ambientale – opportunamente adattate per essere praticate all’aperto, lontano da troppi stimoli informatici e da stili di vita salutari, e per essere accessibili, appunto a bambini e ragazzi affetti da disabilità motorie e altre della sfera psico-fisica.
Access Nature è forse uno delle prime soluzioni proposte per contrastare le videodipendenze e i loro effetti sulla salute psicofisica dei bambini disabili, ovvero quella di limitare la quantità di tempo che si passa davanti al video, trovando interesse in altre attività, differenti e alternative, capaci di contrastare la noia (e spesso la solitudine) che spesso innesca la dipendenza.
Access Nature, essendo un sussidio didattico di ispirazione naturalistica che fornisce linee guida utili
a svolgere attività educative in Natura, è stato considerato uno strumento utile a contribuire a costruire conoscenze e consapevolezze in campo ambientale, sia da Associazioni non governative impegnate in queste tematiche, sia dai gestori di Aree Naturali Protette, ma anche un mezzo capace di contribuire a superare discriminazioni sociali, di favorire l’accesso alle “emozioni” e ai benefici psicofisici del contatto con la Natura.
In Italia, il “manuale” della NWF è stato considerato una Buona Pratica educativa, di interesse ambientale, sanitario e sociale e pertanto, ottenuta la necessaria autorizzazione, è stato a tradotto, adattato alla realtà italiana e reso disponibile, non a finalità di lucro, dall’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con il titolo “Natura Accessibile”.
La versione italiana di questo sussidio è stata pubblicata su un DVD per ridurre i costi di edizione. I diversi “capitoli” del manuale, presentati come cinque “sessioni” di studio all’aperto, contengono testi e illustrazioni (in formato PDF) relativi ad attività da svolgere, con indicazioni e suggerimenti su come superare, in modo efficace, semplice e spesso creativo, diversi tipi di disabilità. Il manuale non era stato concepito come un mezzo esplicitamente dedicato a contrastare le videodipendenze, anche perché questo fenomeno era ancora relativamente poco diffuso quando la versione originale è stata redatta negli USA (2008, circa). Tuttavia, già allora si riteneva che mettere in grado ragazzi e bambini a concentrare la loro attenzione su stimoli veri e non virtuali poteva essere utile a promuovere e rendere praticabili stili di vita più salubri, anche se condizionati da disabilità.
Questo argomento, però, è stato preso più direttamente in considerazione, sempre dalla National Wildlife Federation, con la creazione del proprio programma denominato “The Green Hour”, che offriva a scuole, docenti e famiglie, un “catalogo” di iniziative di animazione naturalistica svolte all’aperto, con l’obiettivo di rendere attività educative più attraenti e allo stesso tempo in grado di contrastare le crescenti situazioni di dipendenza da videogiochi e social network. Il “catalogo” era sostenuto anche da una serie di articoli inclusi in un “Blog” animato da giornalisti, educatori, medici, genitori e persone con una certa notorietà.
L’obiettivo, comune a tutti gli autori, era quello di riuscire a far “portar fuori” di casa o dalla classe i bambini, per insegnare, fare esperienza, trovare nuovi interessi sani che facessero bene alla loro salute.
A puro scopo dimostrativo di questa “Buona Pratica”, si riportano nella figura nella pagina successiva i titoli degli argomenti pubblicati nel 2008 su una singola pagina del Blog, con evidenziate alcune frasi che incitano a lasciare il computer per andare a esplorare la vita Outodoor.
Il Blog Green Hour è stato attivo per circa 5 anni ma contenuti da cui poter trarre utili indicazioni sono ancor oggi leggibili, andando a questo indirizzo web : https://blog.nwf.org.
Ma il vero punto di svolta nella diffusione e affermazione di una cultura sociale e scientifica rivolta a considerare il contatto con la Natura essenziale per un corretto sviluppo psicofisico dei bambini e dei ragazzi è rappresentato dalla pubblicazione del libro “L’ultimo bambino nei boschi” (Last Child in the Woods, Richard Louv, 2005). Nella pagina “bianca” che in un libro solitamente precede l’introduzione e che è dedicata a pensieri o massime di persone famose, si legge invece una frase scritto da un alunno di una scuola media di San Diego (Ca): “Mi piace di più giocare in casa, perché fuori non ci sono prese di corrente”. Louv ha svolto ricerche sia sulla frequentazione – enormemente diminuita – dei Parchi americani da parte dei ragazzi e delle loro famiglie, sia sulla forte la flessione del mercato legato alle attività escursionistiche e sportive outdoor, sia sull’incremento nella popolazione più giovanile delle patologie non trasmissibili, al primo posto l’obesità e il diabete di tipo 2, legati questi anche alla cattiva alimentazione e al maggior tempo passato dai ragazzi e dai bambini, davanti a uno schermo (in media 3 hr al giorno negli USA), senza far movimento. Grazie alle numerose ricerche disponibili negli USA, in UK e in Canada in campo psicopedagogico, pediatrico, socioeconomico e medico, Louv ha potuto mettere in relazione il “Disordine da Deficit di Attenzione (ADD)” con il “disordine da iperattività -HD” anche quali stati ansiosi provocati dallo stimolo visivo e psicologico dato da giochi video, ed ha proposto, per la prima volta, il termine “Deficit di Natura” quale fosse una sindrome o manifestazione clinica dell’insieme di più malattie causate, appunto, dalla lontananza dalla vita e dai benefici della Natura reale, causata dall’uso eccessivo della realtà virtuale proposta dal computer e altri mezzi analoghi. All’Ultimo bambino nei Boschi hanno fatto seguito altre pubblicazioni (es. Vitamin N; The web of Life; 101 Things You Can Do for Our Children’s Future, The Nature Principle…) ma il risultato più importante di questo impegno è stato la creazione del Children&Nature Network(C&NN) una NGO nata negli USA con la “missione” specifica di riconnettere i Bambini alla Natura al fine di contrastare stili di vita dannosi per la loro salute che, secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, non si limita all’assenza di malattie ma è da intendere come una condizione di“Benessere”, sociale, economico, fisico, psichico. Il C&NN è oggi una delle più importanti NGO al mondo ad impegnarsi su questi temi e il suo esempio è stato seguito da Istituzioni e Organismi governativi, sia negli USA, ad esempio con la campagna “No Child Left Inside” fatta propria da diversi Stati dell’Unione e le proposte della Fondazione EDUTOPIA di George Lucas.
A livello “mondiale”, la tematica in oggetto è stata fatta propria dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e dalle sue Commissioni Educazione e Aree Protette (CEC & WCPA) che in occasione di un congresso mondiale svolto in Australia, promosso dallo Stato di Victoria (che per primo ha impostato le sue politiche sociali, educative e di prevenzione sanitaria nella strategia “Parchi Sani, Gente Sana”) ha praticamente assunto il coordinamento e la promozione globale dell’impegno a favore del benessere garantito alle persone di ogni età dal contatto con la Natura.
L’IUCN ha quindi promosso Healthy Parks Healthy People come politica di gestione accettata e condivisa da oltre duecentomila parchi in tutto il mondo e l’iniziativa Nature for All come mezzo di comunicazione e di coinvolgimento dei cittadini e delle loro Comunità. In Europa l’iniziativa è sostenuta dalla Federazione Europarc, che raggruppa oltre 400 aree protette e che ha organizzato un’apposita task force per lo sviluppo di programmi e azioni nella realtà dei Parchi, Enti che vengono ormai sempre più considerati anche un laboratorio educativo e di ricerca a cielo aperto e un presidio fondamentale per la salute e il benessere dei cittadini. Da segnalare infine, in questo panorama internazionale, un’associazione “RX America” che è stata costituita da medici e pediatri americani, che conta oltre 400 soci nei vari Stati, i quali hanno come “obbligo” statutario associativo quello di prescrivere, quando è il caso, la cosiddetta “ricetta verde”, soprattutto ai bambini e agli adolescenti, considerando l’accesso alla natura la migliore medicina – gratuita – in grado di garantire benessere, di combattere malattie croniche e le dipendenze.
Dal mondo, all’Italia.
Quanto fin qui riportato, sostenuto dalla bibliografia scientifica fin qui raccolta costituisce già un valido riferimento scientifico, medico e sociale, per lo sviluppo delle azioni previste dal programma di lavoro del progetto per la prevenzione delle dipendenze. La base conoscitiva è resa più solida anche dalle esperienze che sono state svolte in Italia, ad iniziare dal progetto “Equilibri Naturali- Restituire la Natura ai Bambini e i Bambini alla Natura”, impostato anch’esso circa venti fa, dopo la pubblicazione del libro l’Ultimo bambino nei boschi, di Richard Louv e dopo la pubblicazione del DVD Natura Accessibile dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Ente che è stato peraltro il primo sostenitore del progetto citato, in cui ha coinvolto altre Aree Protette, nazionali e regionali, e Amministrazioni pubbliche e Associazioni ambientaliste. Si legge, nel documento ufficiale di presentazione del progetto: “…Equilibri Naturali è un progetto nazionale di animazione culturale e di educazione ambientale che intende promuovere stili di vita più sani per il benessere dei bambini attraverso la promozione della vita e delle attività all’aria aperta in contesti naturali. L’obiettivo principale è di riavvicinare i bambini e le famiglie alla natura contrastando la sedentarietà e la video dipendenza e nello stesso tempo stimolare l’attaccamento ai luoghi naturali e una maggiore consapevolezza del valore importante della loro conservazione e cura.
C’è un fenomeno del tutto nuovo, di dimensioni ormai globalizzate nel mondo industrializzato, che riguarda le nuove generazioni. Nuovi stili di vita hanno allontanato sempre più bambini e adolescenti dagli spazi naturali. A una passeggiata all’aria aperta si preferisce sempre più lo schermo della televisione e/o del computer. Il mondo virtuale dei videogiochi ha sostituito le arrampicate sugli alberi o le corse nei prati, mentre i social network sono il luogo privilegiato di incontro per gli adolescenti. Il progressivo abbandono delle libere attività all’aria aperta ha conseguenze pesanti sia sul piano fisico, sia psichico. Gli esperti sono concordi nell’affermare che la “video esposizione” è una delle cause di obesità, diabete e malattie connesse, delle sindromi di iperattività, del deficit di attenzione, della depressione e delle nuove dipendenze. In Italia i bambini e i ragazzi detengono il primato europeo per quanto riguarda l’obesità e il sovrappeso ed è in aumento il diabete di tipo 2 (alimentazione), mentre si registrano in costante aumento le patologie che si riferiscono alla sfera psichica. Una cura possibile, a detta degli studiosi, è riconnettersi con il mondo naturale. Numerosi studi e ricerche internazionali hanno dimostrato, infatti, che gli ambienti naturali possono avere un ruolo importante per il benessere psichico e fisico di adulti e bambini.” Si può affermare che Equilibri Naturali, con le sue attività di educazione, ricerca è stato il punto di partenza per un percorso nazionale italiano che ha portato e sta ancora portando, verso la consapevolezza diffusa del valore del contatto con la Natura e verso adeguate iniziative a contrasto di stile di vita giovanili e da dipendenze dannosi per la salute.
Questo percorso, durato quasi venti anni lungo sentieri nelle Aree Protette, alla cui scoperta sono stati coinvolti migliaia di docenti e di bambini con le loro famiglie, ha trovato un importante punto di arrivo in un progetto pilota promosso dalla Direzione Generale per la Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, denominato “Ambiente, Clima e Promozione della Salute dei Bambini”, sviluppato con il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità-Dipartimento Ambiente e Salute, dal Consorzio Universitario CURSA e con la partecipazione del Dipartimento di Epidemiologia regionale del Lazio.
Il progetto ha preso come riferimento la dichiarazione finale approvata nel 2010 dal congresso mondiale, citato in precedenza, che qui si riporta.
Gli obiettivi, le finalità del progetto, le attività di ricerca e formazione svolte e i suoi primi risultati ottenuti sono stati presentati in una apposita sessione nel Simposio Globale “Salute e Cambiamenti Climatici”, promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e raccomandazioni per i Governi sono state inserite nella “Carta di Roma” approvata dagli oltre 500 partecipanti al Simposio, tra cui Premi Nobel e scienziati di fama mondiale. Tra queste:
“È necessario fornire istruzione, gestione e accesso agli spazi blu e verdi per sostenere e migliorare la salute fisica e mentale e il benessere degli individui e delle comunità, in particolare per superare le disuguaglianze socioeconomiche.
Le iniziative per aumentare il riconoscimento dei parchi e delle aree protette come fonte vitale di salute e benessere e fondamentali per riconnettere i bambini alla Natura devono essere implementate”.