3° AMBITO della ricerca: gli effetti benefici dello sport e del contatto con la natura nella prevenzione e contrasto alle dipendenze

La ricerca scientifica alla base della proposta progettuale, concernente l’Attività 1a del ciclo di progetto, si è basata sull’esplorazione del mondo dello sport e della salute psicofisica, mettendo sotto la lente di ingrandimento la correlazione tra sport e benessere, ponendo l’accento su gli effetti positivi e benefici dell’attività sportiva riscontrati in diversi ambiti: da quello della salute, all’ambito dell’autostima e dei rapporti sociali per il target di riferimento, rappresentato dalla fascia dell’infanzia, della pre-adolescenza e dell’adolescenza. Con riferimento alle tre fasce di popolazione individuate, la letteratura scientifica in questa fase iniziale di progetto permetterà al nostro gruppo di lavoro di evidenziare quali siano le sostanze prodotte a livello neuronale e chimico durante la pratica sportiva, focalizzandosi su quali sostanze chimiche vengono prodotte dal corpo e dal cervello facendo sport acquatici a contatto con la natura e dunque  quali sfere emotive vengono in tal modo direttamente stimolate.

Infine, completata l’esplorazione dei vari ambiti, nella parte finale della ricerca vengono individuate e presentate alcune tra le best practice replicabili e soprattutto sostenibili – sia nell’ottica della disseminazione dei risultati del progetto sia per eventuali follow up delle attività progettuali – già attivate o progetti in essere che promuovono l’attività sportiva come strumento di contrasto alle video-dipendenze.

Che tra sport e salute esista un nesso evidente – anche sul piano cosiddetto esperienziale – e che questi due aspetti siano strettamente legati è oramai assodato sul piano scientifico e socio-sanitario; tuttavia ancora ad oggi gli studiosi si interrogano circa la complessità della relazione tra attività fisica e cervello. Numerose analisi e studi scientifici dimostrano che il movimento contribuisce a migliorare le nostre capacità cerebrali, non solo stimolando il cervello, ma anche prevenendo o contrastando la depressione, aumentando la memoria e promuovendo lo sviluppo di nuovi neuroni. Secondo alcuni studi pubblicati all’inizio del 2017 sul The Journal of Physiology e su Cell Metabolism sono emerse nuove informazioni riguardanti l’attività cerebrale ed in particolare l’aspetto della cosiddetta “plasticità cerebrale”, grazie alla quale il sistema nervoso può produrre sinapsi, nuove connessioni, e neuro-genesi, ossia nuovi neuroni.

Gli studi più recenti, che costituiscono gran parte della ricerca bibliografica a fondamento della suddetta Attività 1a, hanno sottolineato come praticare con regolarità attività sportiva aumenti l’apporto di ossigeno al cervello e stimola la produzione del BDNF – Brain-derived neurotrophic factor, una proteina che stimola la generazione e la conservazione dei neuroni. È stato dimostrato, infatti, che l’esercizio fisico stimola la memoria e il senso dell’orientamento, dal momento che innesca il processo di neurogenesi anche nell’ippocampo, area del cervello responsabile di queste due funzioni e agisce perciò da antidepressivo e antistress naturale. L’attività sportiva, inoltre, favorisce la produzione di due sostanze che, agendo anche al livello della sfera emotiva dell’individuo che pratica sport, contribuiscono a creare una sensazione di benessere psico-fisico: la dopamina e le endorfine.

Alla luce del quadro delineato a seguito dell’approfondita analisi e comparazione di numerosi studi scientifici internazionali portata avanti dal gruppo di lavoro del C.U.R.S.A, diviene essenziale, ai fini di fornire una base scientifico-empirica a fondamento della nostra attività di indagine  – e di conseguenza con lo scopo di procedere ad una corretta implementazione delle ulteriori attività del ciclo di vita del progetto – andare a ricercare, in questa prima fase, informazioni aggiornate in materia di sport ed effetti benefici connessi alla sua pratica, specialmente in acqua.

In tal modo il partenariato acquisirà ulteriori conoscenze riguardanti la produzione di quali sostanze – a livello neuronale e chimico – vengono prodotte e quali sono le sfere emotive che vengono maggiormente stimolate mentre si pratica attività sportiva, in particolare a contatto con l’acqua e la natura. Contemporaneamente, il gruppo di lavoro ha cercato di individuare, attraverso lo studio e l’analisi delle buone pratiche già adottate e di quelle in corso d’opera, gli effetti benefici dello sport sulla fascia di popolazione individuata (infanzia, pre-adolescenza e adolescenza).

I benefici concreti dell’attività sportiva, in particolar modo lo sport acquatico, sono stati riscontrati in più ambiti: quello dell’autostima, del contesto familiare, quello amicale e quello socio-sanitario. Grazie all’analisi delle pratiche virtuose messe in atto a livello nazionale ed internazionale emergono quali possano essere quelle agevolmente replicabili, con risultati soddisfacenti e sostenibili nel tempo.

Lo sport, per i bambini, è necessario, per mantenersi in forma, scaricare la tensione e crescere sani e forti. Ma, ancora prima che necessario, lo sport è un diritto. A tale proposito, l’Unesco, nel lontano 1992, ha redatto, a Ginevra, La Carta dei diritti dei bambini nello sport, che, in 11 punti, regolamenta le attività sportive per bambini.

Carta dei Diritti del Bambino nello Sport

Diritto di divertirsi e di giocare come un bambino

Diritto di fare lo sport

Diritto di beneficiare di un ambiente sano

Diritto di essere trattato con dignità

Diritto di essere allenato e circondato da persone qualificate

Diritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi

Diritto di misurarsi con giovani che abbiano la stessa probabilità di successo

Diritto di partecipare a gare adeguate

Diritto di praticare il suo sport nella massima sicurezza

Diritto di avere tempi di riposo

Diritto di non essere un campione

 

UNESCO, Service des Loisirs, Ginevra, 1992

Rispettando l’idea di sport come divertimento, i primi due punti: “Diritto di divertirsi e di giocare come un bambino” e “Diritto di fare lo sport”, insistono sul fatto di non rendere l’ambiente sportivo troppo serio, perché, da bambini, esso è fondamentalmente un gioco. Regole troppo severe e rigide, infatti, rischiano di far abbandonare l’attività sportiva già intorno ai 12-13 anni.

Il terzo punto è particolarmente significativo: “Diritto di beneficiare di un ambiente sano”, sia dal punto salutistico, bandendo ogni tipo di doping o sostanze vietate, che dal punto di vista dei comportamenti da tenere tra giocatori, avversari, giudici e arbitri. Inoltre, come recita il quarto punto: “Diritto di essere trattato con dignità”. I bambini e i ragazzi, infatti, non sono inferiori agli adulti e non si deve instaurare in loro un senso di frustrazione, molto pericoloso a livello psicologico.

Essendo lo sport motivo di crescita personale e atletica, i ragazzi hanno “Diritto di essere allenati e circondati da persone qualificate”. Anche se gli allenatori sono molto spesso volontari senza troppa esperienza, è necessario fare su di loro una formazione adeguata.

I punti 6, 7 e 8 sottolineano come sia un diritto, per i giovani, di praticare attività adeguate ai propri ritmi, con gare giuste per loro (in versione “mini”: mini-tennis, mini-basket…), misurandosi con ragazzi che abbiano la stessa probabilità di successo. È molto importante, per i bimbi, infatti, non sentirsi impotenti o, allo stesso modo, non sentirsi imbattibili.

Il punto 9 ribadisce il “Diritto di praticare il proprio sport nella massima sicurezza”, in strutture sicure, realizzate nel rispetto delle normative vigenti, per non rischiare danni temporanei o, peggio, permanenti. L’allenamento, inoltre, deve essere ben equilibrato offrendo ai bambini il “Diritto di avere tempi di riposo” e, soprattutto, il “Diritto di non essere un campione”.